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Ed. LA SCALA
mapMessa Concelebrata
Domenica ore 10:30

«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (Gv 16,23)

Pubblichiamo l'omelia tenuta dal p. Abate durante la celebrazione eucaristica del 1 giugno, memoria di san Giustino martire.

Gesù ha una novità per i suoi discepoli: afferma che la loro preghiera diventerà più efficace se sarà rivolta al Padre nel suo nome. È un modo per ribadire la sua profonda intimità con Dio e la sua relazione speciale con Lui. Gesù si presenta come mediatore tra Dio e gli uomini, colui che fa da ponte fra noi e Dio (il pontefice): fino ad allora la preghiera era rivolta al Dio di Israele, prevalentemente nel tempio e con sacrifici e offerte (una preghiera solenne e rituale). Il discepolo è chiamato a chiedere al Padre nel nome di Gesù, a pregare Dio attraverso il Maestro. Per questo le nostre preghiere liturgiche terminano sempre con l'invocazione «Per Cristo Nostro Signore», cui rispondiamo molto spesso con un distratto e spento «Amen» (che dovrebbe invece esprimere con forza tutta la nostra approvazione!).

Gesù ci chiede di pregare il Padre nel suo nome per chiedere ciò che ci dona gioia. Una gioia non passeggera o effimera ma piena, totale. Gesù lo sa bene, la gioia, la felicità è la cosa che tutti desideriamo e cerchiamo. Facilmente, però, facciamo l’errore di associare la felicità solo alle cose, ai vantaggi che ne traiamo. Siamo felici quando possediamo quello che desideriamo: quando abbiamo salute, lavoro, denaro, divertimento, affetto. Siamo felici quando non ci sono preoccupazioni o problemi particolari. Siamo felici quando tutto va bene e capita che quando le cose vanno come desideriamo non preghiamo più: stacchiamo la spina del cuore da Dio, perché siamo sazi, soddisfatti, autonomi. Quando invece tutto questo ci manca, siamo zelanti nella preghiera e chiediamo al Padre un sacco di cose di cui pensiamo di avere assoluta necessità, senza interrogarci se esse rappresentino o meno la sorgente della gioia profonda! Molto spesso chiediamo di vedere esaudite delle preghiere superficiali e insignificanti. Se solo avessimo il coraggio di chiedere prima di tutto la santità!
A volte, le nostre preghiere non vengono esaudite perché non hanno nulla a che vedere con la nostra felicità. Chiediamo e non otteniamo perché chiediamo male, come ci ricorda san Giacomo (cf. Gc 4,3). Può anche capitare che chiediamo a Dio di intervenire per fare cose che potremmo benissimo fare noi o per donarci soluzioni a problemi che noi per primi abbiamo contribuito a creare e di cui poi ci lamentiamo!

La gioia che Gesù ci promette nella preghiera è la gioia dello spirito, della fede, della consapevolezza dell’amore e della misericordia di Dio per noi, una gioia che rimane e resiste anche nelle difficoltà, nella malattia, nella povertà. Una ricchezza più grande di ogni altra ricchezza.

Chiediamo allora al Padre quello che Lui vuole, anzi non chiediamoGli niente: Lui sa di cosa abbiamo bisogno. Non chiediamo per niente, ma piuttosto ringraziamo e lodiamo. Se qualcosa dobbiamo chiederGli, nella preghiera di lode c’è già tutto e anche di più ancora. Non servono tante parole: nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole che parole senza cuore. Ringraziano per quello che già abbiamo (ed è tanto); ringraziamo anche per quello non abbiamo (Lui sa).

Sia lo Spirito a orientare le nostre richieste, perché Lui solo sa di cosa abbiamo veramente bisogno.
È Lui che prega in noi e per noi, celebra una liturgia incessante e intercede parlando con la voce del Figlio al cuore di Dio a favore del mondo, della Chiesa e di quel peccatore che ognuno di noi sa di essere.
Non solo i monaci ma tutti siamo capaci di intercessione e di mediazione, non perché siamo migliori o più santi degli altri, ma perché siamo semplicemente strumenti della sovrabbondante grazia di Dio per il mondo intero.
San Giustino martire, che ricordiamo in questo giorno, ci aiuti ad aderire al Vangelo, a pregare come Gesù stesso ha fatto.

Sul nostro Monastero

Accostandoti al monastero ed entrando nella sua chiesa, dove in certe ore del giorno è possibile assistere alla preghiera corale della comunità monastica, ti sarai forse chiesto: Chi sono i monaci? Che cosa fanno? Come vivono? Sono gli stessi monaci che vogliono offrire, assieme al loro cordiale saluto, una breve risposta ai tuoi interrogativi.

madonna della scala e ges bambino